Gole dell’Infernaccio
La Gola dell’Infernaccio apre la strada a diversi percorsi turistici ed escursionistici tra i piu’ famosi di tutta la catena dei Monti Sibillini: la sorgente del fiume Tenna (Capotenna) e l’Eremo di San Leonardo. Sono anche possibili percorsi supplementari come l’arrivo alla Cascata Nascosta e l’ascesa, ben piu’ impegnativa, verso le cime che fanno da contorno a tutta la camminata.
Come arrivare alla Gola dell’ Infernaccio
La Gola dell’Infernaccio apre la strada a diversi percorsi turistici ed escursionistici tra i piu’ famosi di tutta la catena dei Monti Sibillini: la sorgente del fiume Tenna (Capotenna) e l’Eremo di San Leonardo. Sono anche possibili percorsi supplementari come l’arrivo alla Cascata Nascosta e l’ascesa, ben piu’ impegnativa, verso le cime che fanno da contorno a tutta la camminata.
Comincia l’escursione vera e propria
Lasciato la spiazzale destinato al parcheggio si comincia a scendere attraverso una comoda strada, una volta percorribile anche in macchina, lunga poche centinaia di metri. Scendendo verso la gola sentirete, a fondovalle, sulla vostra destra, l’eco del torrente che comincia a prendere velocità, tuttavia non vi sarà possibile vederlo perchè ricoperto da abbondante vegetazione. Continuando a scendere vi trovete ad attraversare dei rigagnoli d’acqua provenienti dalla vostra sinistra (Monte Zampa) che finiranno a fondovalle scendendo spontaneamente nel precipizio. Procedendo ancora si arriva alle ormai famosissime cascate a goccia, denominate “Pisciarelle”, che sono un fenomeno dovuto alla particolare morfologia di quel versante del Monte Zampa in cui abbonda l’acqua che si disperde a valle in un modo del tuttosingolare. Queste curiose cascate risulteranno particolarmente gradite nei mesi piu’ caldi dell’anno, non stupitevi se qualcuno ne approfiterà per farsi una doccia rinfrescante, non a caso il getto assomiglia molto a quello di una normale doccia di casa. Le Pisciarelle fanno da cornice a 2 targhe funebri dedicate a Lorenzo Vili e Giuseppe Cennerilli periti in quei luoghi in anni differenti. Siamo di fronte all’ingresso della gola.
La Gola dell’ Infernaccio
Non sfuggirà a nessuno l’ingresso di un tunnel artificiale (chiuso a chiave attraverso un’inferriata) alla destra del torrente e del sentiero che entrano nella gola. L’opera agevola senz’altro il passaggio di strumenti, veicoli, mezzi e bestiame ma rovina parte della bellezza del luogo. Comincia dunque il sentiero che si inerpica tra rocce e vegetazione di vario tipo scavalcando il torrente dapprima attraverso un ponticello in legno e poi con saliscendi che potrebbero scoraggiare qualche escursionista alle prime armi. Non preoccupatevi, è tutta apparenza, il percorso andrà via-via addolcendosi in comode stradine e sentieri molto piu’ lineari e rassicuranti.Superata questa prima parte di camminata obbligatoria per tutti si entra in un bosco (una Faggeta) con fedele compagno di viaggio il torrente vigoroso e rumorose sulla sinistra. Dopo poche centinaia di metri siamo di fronte ad un bivio (sarà il primo, ma ce ne sono altri tutti piu’ o meno simili) attraverso il quale decidere la destinazione. Andando a destra si sale e si arriva all’Eremo di San Leonardo, andando dritti si va verso Capotenna (sorgente del fiume Tenna). Entrambe le mete sono facilmente raggiungibili tuttavia il percorso piu’ breve è quello che sale verso l’Eremo ed è meta di svariate centinaia di turisti di tutte le età.
Percorso numero 1: l’eremo di San Leonardo al Volubrio
Si svolta a destra in direzione Eremo di San Leonardo (credo ci sia un cartello ma comunque non è difficile intuire la svolta) e si sale attraverso sentieri a zig-zag decisamente regolari anche se non troppo larghi per circa 25 minuti, mezz’ora o poco più (dipende dai vostri ritmi) e si arriva in un ampio spiazzale dove sarà quasi scontato trovare già appostati tantissimi turisti che vi hanno preceduto. Siamo di fronte all’Eremo, una chiesa in stile Gotico costruita, o per meglio dire ricostruita, da Padre Pietro Lavini da Potenza Picena che demolì la vecchia e secolare chiesa ormai in rovina seppur molto piu’ adeguata architettonicamente alle tradizioni locali. Lo spiazzo in cui sorge l’eremo ospita un’opportuna fontana (sempre ben gradita dopo certe scarpinate) ed offre un panorama mozzafiato sull’anello formato dai monti circostanti. Nelle giornate di sole sarete immersi in indimenticabili tonalità di verde e di azzurro. Per molti la passeggiata finisce qui, ci si stende sul prato, si mangia, ci si riposa e si torna indietro ma va detto che dall’Eremo partono altri sentieri e sono possibili altre escursioni di tutto rispetto, la più facile tra queste è quella che porta alla Cascata del Rio o “Cascata Nascosta”.
Percorso supplementare: la cascata nascosta
Coloro che non si dovessero accontentare dell’Eremo di San Leonardo possono prendere un facile sentiero (tempo di percorrenza 1 ora ad andare piano) che sale pochi metri sulla destra dopo la fontana e scende immediatamente inoltrandosi in un bosco. La strada è molto comoda, si percorre tranquillamente con normali scarpe da ginnastica per quasi la totalità del percorso salvo qualche passaggio di poche decine di metri in cui il sentiero viene meno e si è costretti a saltellare da una roccia ad un’altra aiutandosi condegli alberi che sembrano messi lì appositamente. Nulla di complicato, è semplicemente una parte di tragitto che richiede un minimo di impegno oltre la normale passeggiata. Superato questo scoglio, ed ormai in prossimità di un ruscello che accompagna la camminata, si comincia a sentire forte e chiaro l’inconfondibile rumore della Cascata del Rio. Tale rumode è udibile già molti minuti prima di arrivare a destinazione e può essere utile per interpretare la distanza che rimane ancora da percorrere. Vi consiglio comunque di non assecondare troppo il vostro udito, in montagna le distanze non sono mai quello sembrano e la mancanza di inquinamento acustico può farvi udire dei suoni che poi così vicini non sono… Pochi prima di arrivare alla cascata si risale di qualche metro sul sentiero (molto stretto) e ci si apre la vista su questa distesa di acqua che taglia la roccia e cade a terra formando un minuscolo laghetto di acqua molto chiara e fresca. Sono d’obbligo foto e pochi minuti di rilassamento sul tronco che funge da panchina. Il percorso finisce, non è possibile arrampicarsi oltre se non forniti di adeguata attrezzatura da alpinisti (in tal caso si può risalire sulla destra sfiorando un’enorme roccia molto levigata da un filo d’acqua che la bagna continuamente). Ho visto gente risalire su quella spallata, per elevarsi ad altezza della cascata, con l’ausilio di normali scarpe da trekking e senza ulteriori strumenti. Ci sono riusciti, salvo poi scendere immediatamento dopo. Tuttavia lo sconsiglio vivamente sia perché non esiste sentiero, sia perché la vegetazione è alta ed il terreno, ripidissimo, è bagnato da rivoli d’acqua che scendono dolcemente dalla cima. E’ un rischio inutile.
Percorso numero 2: Capotenna (le sorgenti del fiume Tenna)
Al bivio presso il quale avevamo svoltato a destra per salire verso l’Eremo Di San Leonardo dobbiamo ora proseguire a sinistra (o per meglio dire dritto) proseguendo la camminata nel comodo e rassicurante sentiero che attraversa la faggeta. Questo percorso è dapprima molto comodo, largo, e senza particolari segni distintivi, in poche parole si cammina per qualche decina di minuti attraversando saliscendi dall’aspetto molto simile. Il bosco di faggi termina non prima di averci costretti a qualche salita decisamente piu’ ripida l’ultima delle quali sfocia aprendoci il panorama a massicci di roccia imponenti, è il segnale che la meta si sta avvicinando. Preseguendo il cammino, poche decine di metri prima dellinizio della vallata di Capotenna si incontra un rifugio in mattoni dotato di due stanze, un ampio caminetto e svariati segni del passaggio delle solite “mandrie” di turisti della domenica armati di pennarelli, oggetti di vario tipo e tanta, tantissima, voglia di sporcare. Non mi piace fare il bacchettone ma la montagna è sacra, lasciare immondizia, bottiglie vuote ed inutili scritte a ricoprire le pareti di un rifugio non mi sembra né intelligente, né utile, né particolarmente audace. Difficile capire perché molti si riducano a fare cose del genere. Lasciato alle spalle il rifugio si incontria una spianata dapprima alberata, con una fontana, luogo dove è quasi scontato trovare qualcuno intento a prepararsi qualcosa da mangiare. Chi volesse proseguire troverà un’altra fontana a 200 metri circa quando la vallata si apre maggiormente e non si ha piu’ traccia del torrente che ci aveva accompagnati per tutto il tragitto. Siamo a Capotenna, le sorgenti sono ancora piu’ avanti, mantenendosi sulla destra. Ci si può riposare, osservare il paesaggio e visitare le costruzioni ormai diroccate che un tempo servivano da rifugio per i pastori locali. Da questo punto (possono passare circa 2 ore e 30 minuti dall’ingresso alla gola dirigendosi direttamente verso Capotenna) si aprono infiniti ulteriori sentieri a salire sulle cime dei monti intorno la vallata ma c’è bisogno di preparazione fisica, tempo a disposizione (altre 6-7 o piu’ ore) e provviste per affrontare lo sforzo.
Conclusioni sugli itinerari
La Gola dell’Infernaccio offre diverse opportunità escursionistiche ma la maggior parte dei turisti, solitamente i “turisti della domenica”, preferiscono l’Eremo di San Leonardo (per poi andare alla Cascata Nascosta) e Capotenna. Entrambi i percorsi sono semplici e facilmente raggiungibili. L’Eremo è la meta piu’ vicina e, come Capotenna, apre ulteriori vie all’ascesa dei monti circostanti. Tali percorsi sono consigliabili solo agli escursionisti piu’ preparati e con piu’ tempo a disposizione. I turisti che si recano verso la Gola dell’Infernaccio sono per la gran parte composti da gruppi di amici e famiglie con figli piccoli al seguito, il flusso nei mesi estivi è decisamente elevato e non si cammina quasi mai da soli a meno di non inerpicarsi nei sentieri meno battuti, quelli che salgono sulle vette e comportano impegno fisico superiore alle 5-6 ore. Consiglio di non appesantire troppo gli zaini con liquidi e cibarie sia perché per 3 o 4 ore di passeggiata bastano i classici panini, sia perché l’acqua è presente in abbondanza alla fine di ciascun percorso. Casomai procuratevi delle bottiglie vuote da riempire in seguito. Evitate, se potete, le classiche grigliate in comitiva con tanto di rumori molesti, fornelli, pentole al seguito e clima da Luna Park. Oltre all’ovvio rischio di lasciare immondizia sparsa per i boschi e per i prati c’è il concreto rischio di infastidire il prossimo. Se vi volete godere la natura fatelo fino in fondo e, soprattutto, lasciatelo fare agli altri. Sono consigliate calzature da ginnastica ben solide, meglio se scarpe da trekking. Non sottovalutate mai l’importanza della calzatura, soprattutto nelle lunghe passeggiate. Le vostre normali scarpe da ginnastica potrebbero non essere abbastanza resistenti per i percorsi piu’ lunghi e potreste accorgervene con estremo disagio a metà percorso, magari passando sopra a delle rocce o in mezzo all’ acqua.